- 162shares
- Facebook162
Per via della popolarità che IperMind ha raggiunto nel campo della crescita personale in Italia (e per questo ti ringrazio!) vengo spesso contattato da altri autori con la richiesta di ospitare un loro articolo allo scopo di farsi conoscere da un pubblico così numeroso. In casi eccezionali sono aperto a dare una mano a chi merita, a patto che siano rispettati i seguenti prerequisiti per me necessari.
1) Il contribuito deve essere di altissima qualità e utile per i lettori IperMind.
2) Poiché voglio tutelare le IperMenti 🙂 che mi seguono e non voglio correre il rischio di esporle ai numerosi “venditori mascherati” infiltrati in questo settore, è importante che percepisca che l’autore in questione sia una persona onesta, animata da un vero interesse per la crescita personale e dal desiderio di aiutare le altre persone.
Questi due requisiti sono stati superati a pieni voti dall’autore dell’articolo che segue, Marco Cammilli di UpgradeYourMind. Leggilo con attenzione perché il messaggio che trasmette può aiutarti a prendere consapevolezza e interrompere una delle più nocive e comuni abitudini. A Marco la parola.
Il lavoro di gruppo è essenziale. Ti permette sempre di dare la colpa a qualcun altro. Arthur Bloch
Diciamocelo, è sempre colpa degli altri.
E’ un atteggiamento ma anche un tarlo che finisce per rovinare la vita a moltissime persone. Un comportamento che, nonostante risulti controproducente per la nostra felicità, sembra farci stare bene. “E’ colpa sua, non mia.” Ah, quale magnifica sensazione provi quando scappi dalle tue responsabilità.
Quando fuggi da queste situazioni riesci persino a compiacerti. Perché? Semplice, perché hai già individuato a chi dare la colpa. 😈
“Scaricare il morto”
Non è storia nuova e, senza risalire troppo addietro nel tempo, che succedeva nel Medioevo? Ogni volta che veniva trovata una persona deceduta per cause non naturali veniva richiesto, dal Signore del feudo agli abitanti, di pagare una tassa. Una sorta di compensazione per la perdita di forza lavoro.
E gli abitanti come cercavano di evitare questo salasso? Niente di più banale. Il morto veniva caricato di nascosto su un carro e abbandonato in un feudo vicino. Così facendo gli abitanti del feudo scaricavano il loro problema su qualcun altro.
Oggi i metodi sono diversi ma, in fondo, nulla è cambiato: “scaricare” (il morto) le colpe su altri è un esercizio assai in uso.
L’aforisma di A. Bloch nonostante strappi un sorriso è tristemente vero. “Il lavoro di gruppo è essenziale. Ti permette sempre di dare la colpa a qualcun altro.”
Quando abbiamo a che fare con colleghi, amici, partner, clienti, collaboratori, figli, condomini, siamo talmente concentrati sull’evitare ogni responsabilità, sull’individuare il possibile capro espiatorio che trovare la soluzione al problema diventa di secondaria importanza.
A chi dare la colpa?
A volte la ricerca della persona su cui scaricare la colpa è un’azione ben cosciente e razionale che ti porta persino a creare falsi indizi per avallare la tua estraneità ai fatti. Ecco che ti ritrovi in un batter d’occhio a insabbiare prove, instillare dubbi, a utilizzare suggerimenti negativi.
“Ieri ho visto Luca smanettare sul server… ma probabilmente non ha niente a che fare con il guasto.” “Ho visto la pratica del cliente Rossi sulla scrivania di Anna ma non è detto che sia stata lei a perdere poi tutti i documenti.”
Questi suggerimenti, apparentemente positivi, vengono proposti con “nonchalance“ in modo da passare il messaggio che non abbiamo alcun motivo d’incolpare il collega o l’amico di turno, sembra persino essere qualcosa di utile e costruttivo per capire cosa sia successo. Siamo diabolici! 😈
Fai attenzione alla tua giornata e vedrai in quante occasioni ti muoverai consciamente o inconsciamente proprio in questa direzione.
A volte è un’azione ben organizzata, altre invece è un meccanismo che s’innesca in automatico sempre con lo stesso obiettivo: toglierci dai guai. Nel momento in cui il nostro cervello riceve il messaggio “Warning”(Leggasi: occhio, hai fatto una c@**@ta galattica! ) partono tutta una serie di pensieri, parole, azioni il cui scopo è trovare il modo migliore e più credibile per scrollarsi di dosso ogni colpa e minimizzare l’accaduto.
I falsi premi
Se ci riesci avrai modo di accedere al primo premio in palio: una coppa con scritto “Sei salvo, anche per oggi nessun problema.” I nostri scaffali invece sono purtroppo pieni di questi falsi premi. Consiglio? Meglio prenderli e gettarli nella spazzatura. Non solo il loro valore è pari a zero ma servono soltanto a diminuire la tua autostima e conseguentemente la qualità della vita.
Magari ora stai pensando:“ hai ragione. Incolpare qualcun altro non è una cosa di cui vantarsi ma… se questo meccanismo di difesa riesce a tutelarci sottraendoci chissà da quali casini… non mi sembra che sia da demonizzare poi più di tanto.”
Il motivo per cui cerchiamo di toglierci di dosso le nostre colpe è perché le vediamo come qualcosa di sporco che va ad imbrattare quell’immagine pulita e linda di noi stessi che vorremmo proiettare all’esterno, e che dire poi della nostra autostima? Hai presente quando metti i vestiti sporchi in lavatrice? (Se sei un uomo probabilmente non sai come funziona una lavatrice… bé, la tua partner lo sa. )
Il meccanismo è identico, l’unica differenza è che quella macchia, quella colpa, anziché lavarla via per sempre non fai altro che attaccarla sul vestito di qualcun altro.
“Dare la colpa ad altri è un piccolo e pulito meccanismo che puoi usare ogni volta che non vuoi prenderti la responsabilità per qualcosa nella tua vita. Usalo ed eviterai tutti i rischi e impedirai a te stesso di crescere.” Wayne Dyer
Non voglio affrontare questo argomento da un punto di vista morale, ognuno decida come muoversi lungo la strada del giusto e dell’ ingiusto. Vediamolo da un’altra prospettiva: scrollarsi di dosso le proprie responsabilità è davvero una strategia vincente? Scaricare le proprie colpe, i propri errori è relativamente semplice e comodo nell’immediato ma nel medio e lungo periodo è davvero una strategia capace di migliorare la qualità della nostra vita? Non credo.
Non è colpa mia
Prova a pensare a quale possa essere la vita di una persona il cui atteggiamento mentale è quello di evitare, per quanto possibile, le proprie responsabilità.
1) Autostima a picco
Quale potrà mai essere l’immagine che hai di te stesso se ogni volta scappi dalle responsabilità? Quali messaggi stai mandando a te stesso e alle persone che ti circondano? L’immagine di te stesso che fugge da un problema è una coltellata alla tua autostima. Non c’è immagine peggiore con cui nutrire la mente. Più fai lo scaricabarile e più abbasserai la considerazione che hai di te stesso.
2) Rafforzamento di una credenza limitante
Sei solito scrollarti di dosso le colpe, gli errori? Bene, ogni volta non fai che rafforzare la credenza che tu non sei in grado di gestire queste situazioni. Perché, se ne fossi capace, te ne assumeresti la responsabilità e gestiresti il problema. Come sai le credenze limitanti sono un freno potente alla felicità.
Se credi di non avere le competenze, gli strumenti, la voglia di affrontare le tue colpe allora non farai mai un passo in avanti… e chi non fa mai un passo avanti è destinato all’ immobilismo per tutta la vita o meglio a rimanere “ indietro“.
3) Immobilismo assoluto
Sai qual è il modo migliore per evitare di non trovarsi nei pasticci? Semplice: non fare mai niente di diverso. “Chi non fa non falla“ dice il proverbio, ma non è proprio così. Rimani pure seduto tranquillamente ad osservare il mondo che cambia attorno a te. Godi, se puoi, della tua splendida e tranquilla infelicità. (Pesante? Forse, ma ogni tanto dobbiamo darci una scrollata)
4) A chi dare la colpa
I tuoi sforzi e le tue abilità vengono impiegati in maniera sbagliata. Anziché fare i salti mortali per trovare il capro espiatorio perché non impieghi le tue competenze per trovare una soluzione? Anziché continuare ad affinare le tecniche di depistaggio, insabbiamento, l’arte della semina dei dubbi e suggerimenti negativi, potresti diventare un esperto in altri settori, potresti rendere così la tua vita più appagante.
5) Sei solo nel mondo
Ti piace avere a che fare con qualcuno che ogni volta evita le proprie responsabilità? Queste persone con il passare del tempo vengono escluse dai giochi, quali che essi siano. Vengono escluse da colleghi, amici, famiglia. Perché? Perché nessuno vuole “giocare” con qualcuno che non vuole mettersi in gioco. Tanto vale fare un solitario.
6) Non è colpa mia
A forza di dirtelo, di pensarlo e di comportarti seguendo questa linea di condotta assumerai lentamente il ruolo di vittima. Arriverai a convincerti che sotto sotto è davvero colpa degli altri, non tua. Non solo, tu sei quello sul quale la sfortuna si accanisce. A questo punto ricevi dalla “It’s not my fault Airline” un biglietto omaggio, di sola andata, per l’infelicità.
Per concludere
Se raramente è colpa tua ma quasi sempre degli altri è opportuno che ti fermi un attimo perché forse la realtà è ben diversa da come te la stai raccontando. Tieni inoltre presente che se le responsabilità sono sempre delegate ad altri non potrai mai intervenire per cambiare alcunché.
Che peccato vero? E pensare che avresti invece una voglia sfrenata di migliorare il mondo uscendo dalla tua zona di comfort! Purtroppo però non dipende da te (non è forse così che pensi e dici?) e quindi, seduto sulla solita poltroncina, ti apri una lattina di coca e continui ad osservare, da spettatore, il mondo che cambia.
Ti capita spesso di vedere qualcuno fare un passo avanti, alzare la mano e dire: “E’ mia la responsabilità, ho sbagliato. Risolverò io il problema.”?
Ti sforzi ma non riesci a riportare alla memoria esempio alcuno. Ti capisco, non è facile trovarne riscontro nella realtà di tutti i giorni. Eppure dentro di te c’è la voglia di essere proprio colui che farà quel passo avanti, colui che alzerà quella mano a dispetto della… forza di gravità.
Se davvero vuoi bene a te stesso alza quella maledetta mano!
Marco Cammilli
www.upgradeyourmind.it
|
P.S. Se hai trovato questo articolo utile, condividilo utilizzando i pulsanti sottostanti!
- 162shares
- Facebook162
- Twitter0
Spero che l’articolo di Marco ti sia piaciuto e se hai domande oppure considerazioni da fare scrivile pure nei commenti, sono certo che Marco ti risponderà!
A presto
Ciao Carla, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto l’articolo. Ti ringrazio del tuo prezioso suggerimento. A presto. Marco.
Ps. Danny, mi servono alcune dritte su un paio di punti! 😉
Ciao! Volevo lasciare un suggerimento per Marco: abbrevia un po’ il discorso o organizzalo meglio! Ho trovato l’articolo interessante ma ho fatto più “fatica” ad arrivare alla fine rispetto agli articoli scritti.da Danny!
Ciao Carla, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto l’articolo. Ti ringrazio del tuo prezioso suggerimento. A presto. Marco.
Ps. Danny, mi servono alcune dritte su un paio di punti! 😉
Ciao Meris, questo ti può essere d’aiuto https://www.ipermind.com/bassa-autostima/
L’avete già scritto un’articolo per coloro che tendono a sentirsi perennemente in colpa…quando il primo pensiero instintivo che ti viene è: – ” ohh mio Dio è colpa mia….anche quando vieni tamponato?” Perchè non riesco a liberarmi da qs. reazione istintiva in qualsiasi contesto 🙁
Ciao Meris, questo ti può essere d’aiuto https://www.ipermind.com/bassa-autostima/
Ciao Danny e ciao Marco. Purtroppo subisco questo atteggiamento tutti i giorni perché nell ambiente in cui lavoro sembra andare di moda 🙂 come fare?
Ciao Alessandra, hai ragione, è un comportamento che troviamo regolarmente sia nel lavoro sia nella vita privata, aggiungo io. In base alla mia esperienza il modo migliore per ridurre questi atteggiamenti controproducenti si riassume in due punti: 1) le aree di competenza di ogni impiegato devono essere MOLTO chiare in modo da evitare le “zone d’ombra”. Proprio in queste ultime, dove non è mai chiaro chi deve fare cosa e quando, regna sovrana la scusante “Non è colpa mia!” 🙂 Questo per evitare che nel momento in cui viene commesso un errore possa esserci via di fuga accompagnata dal cosiddetto… Continua »
Ciao Alessandra, oltre agli ottimi consigli di Marco, penso farebbe bene ai tuoi colleghi leggere questo articolo 🙂