- 111shares
- Facebook111
Oggi volevo invitarti alla visione di questo brevissimo video (3 minuti) sull’esperimento di Solomon Asch perché rivela degli aspetti sorprendenti e per alcuni versi inquietanti sulla natura umana.
Il video riguarda il cosiddetto esperimento di Asch, un esperimento di psicologia sociale condotto nel 1956 dallo psicologo sociale polacco Solomon Asch.
Nell’esperimento originario Solomon valutò la propensione di 50 soggetti ad essere influenzati dalle opinioni della maggioranza anche quando tali opinioni erano in palese contrasto con i dati forniti dall’apparato sensoriale degli stessi soggetti.
Il protocollo prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 complici dello sperimentatore e l’ottavo, ignaro dell’esperimento, dovevano valutare delle schede con tre linee di diversa lunghezza.
I risultati dell’esperimento di Asch furono sorprendenti.
Il 76% dei soggetti, pur sulla base di dati oggettivi chiaramente contrari, si conformò almeno una volta alla pressione del gruppo dando riposte sbagliate.
(il 5% dei soggetti invece si adeguò ad ogni singola ripetizione della prova). Al termine degli esperimenti, ai partecipanti fu chiesto perché avessero deciso di conformarsi al resto del gruppo.
La motivazione il più delle volte espressa era quella di non essere giudicati negativamente dallo sperimentatore e/o dai colleghi del gruppo.
“Il fatto che persone giovani, intelligenti e ben intenzionate siano disposte a chiamare bianco il nero è una situazione preoccupante. Fa sorgere dubbi sui nostri sistemi di educazione e sui valori che guidano il nostro comportamento” (Asch)
Questo esperimento mi pone sempre delle sconcertanti domande.
Se l’influenza del gruppo è così forte al punto dal fare negare quello che gli occhi stessi vedono, da dove nascono le decine e decine di idee che le persone hanno su tutto e quasi sempre su argomenti che non conoscono bene?
In che modo si scelgono le idee nei confronti di quegli argomenti su cui ancora non si è presa una posizione? Semplice, si tende ad accettare in modo pericolosissimo l’idea più popolare e accettata. Perché dico pericoloso?
Perché c’è stato un periodo in cui l’idea più popolare era lo schiavismo. Oppure il nazismo. La tematica del condizionamento sociale mi sta particolarmente a cuore per diversi motivi.
Lo faccio perché lo fanno gli altri.
Poiché penso che un mondo che rispetta gli animali sia un mondo migliore dove vivere, da anni sto sostenendo attivamente una campagna contro le brutalità a cui vengono sottoposti i cani in alcune aree della Cina e della Corea del Sud.
Non è la prima volta che parlo di questo triste argomento.
Il mercato della carne di cane in diverse realtà di quei paesi infligge al miglior amico dell’uomo con esso co-evoluto un trattamento terribile.
Spesso i cani vengono rubati ai legittimi proprietari, per essere poi deportati, spesso torturati e bolliti vivi per l’idea del cazzo che la sofferenza renda la carne più buona.
A tal proposito mi ha colpito un sondaggio volto a comprendere le motivazioni dietro al consumo di carne di cane. In alcune località della cina questo comportamento è più comune e in altre meno.
Alle persone che vivono nelle aree dove il consumo di carne di cane è più comune è stato chiesto perché la mangiano. Una delle risposte più frequenti è stata “perché la mangiano anche i miei colleghi”.
Anche alle persone che vivono in parti della Cina nelle quali il consumo di carne di cane è meno comune fu posta la stessa domanda.
Indovina anche in questo caso quale fu una delle risposte più frequenti. Esatto.
“Perché la mangiano anche i miei colleghi”.
Mi dispiace dirlo ma ci sono persone che sarebbero disposte anche a mangiare merda se andasse di moda farlo.
Al gruppo tipicamente non importa del tuo bene.
Il condizionamento sociale fa leva sul freudiano istinto del gregge 🐏🐏e non si basa su motivazioni logiche e razionali. Questa tendenza a seguire ciò che fanno gli altri nasce in parte da motivazioni psicologiche quali volersi sentire parte di un gruppo.
A prescindere dal fatto che questo voglia il tuo bene o che sappia con precisione cosa sta facendo. E non lo sa quasi mai, basta vedere la qualità dei gusti e delle preferenze della massa.
Quando su Facebook o Youtube, vedo il numero di visualizzazioni che hanno video nei quali sono riprese le mirabolanti gesta di chi gioca al PC bestemmiando oppure di chi infila la testa dentro un microonde, mi verrebbe voglia di mangiare la cicuta.
Non è uno scherzo.
Per racimolare qualche clic in più un popolare youtuber inglese ha inserito la testa all’interno di un microonde pieno di stucco fresco. Qualcosa è andato storto e per liberare il genio in questione sono dovuti intervenire i pompieri.
Puoi immaginare il mio stato d’animo quando confronto la popolarità di questi contenuti con il basso riscontro in termini numerici di quelli che invece potrebbero veramente migliorare la vita delle persone.
Anche per questo motivo ritengo necessario contrastare l’acquisizione automatica dei condizionamenti sociali. In che modo? Innanzitutto eliminando l’eccessiva ricerca di approvazione delle altre persone o il timore del giudizio altrui.
(In questo periodo sto riversando il 100% delle mie energie su Rompi il guscio proprio per aiutare le persone a raggiungere questo obiettivo).
In secondo luogo sviluppando una capacità incredibilmente sottovalutata dagli autori di crescita personale: lo spirito critico (un’altra capacità bistrattata è purtroppo l’autoironia, si prendono tutti molto sul serio questi guru…)
Per sviluppare lo spirito critico sono 3 i principi da seguire.
1) Mettersi sempre in discussione.
Lo so, non piace ammettere di “avere torto”, eppure a mio avviso è mille volte meglio una verità scomoda che credere a cose non vere. Considera poi che il cervello non è che ti aiuti molto nel compito di ricerca della verità.
Quando una convinzione è formata, il cervello tende a filtrare infatti le informazioni accettando quelle che la supportano e scartando quelle che non si allineano alla convinzione.
Questo meccanismo però è pericoloso perché ovviamente opera anche quando la convinzione è falsa. E così molte persone possiedono idee sbagliate e spesso limitanti sulla realtà solo perché vittime di questo tranello mentale.
Questo processo è inoltre molto più forte quando l’idea che si possiede descrive una realtà che ci piacerebbe fosse vera, rassicura e fornisce interpretazioni di comodo.
Molto più semplice ad esempio pensare che fumare non faccia poi così male, piuttosto che farsi magari un po’ il culo per smettere.
2) Verificare e approfondire le notizie.
Oggi più che mai questo principio andrebbe osservato, visto che qualsiasi idiota o persona in malafede può diffondere sui social notizie false.
La diffusione di bufale è inoltre facilitata dal mix composto da algoritmi e fattori psicologici che entrano in gioco nelle piattaforme social.
Secondo una ricerca del Massachusetts Institute of Technology pubblicato su Science, le bufale si diffondono 6 volte più rapidamente rispetto alle notizie vere e hanno il 70% in più di probabilità di essere ritwittate.
“Abbiamo scoperto che le falsità si diffondono molto di più e più velocemente della verità”, ha rilevato uno degli autori, Sinan Aral.
Non per dire ma me ne ero accorto anche senza il Mit.
Accendi la spia rileva stronzate quando un post inizia con “Vergogna…” o si conclude con “condividi se sei indignato…”. I post che mirano a stimolare facili sentimenti di indignazione tendono spesso a essere i più farlocchi e creati ad hoc per finalità manipolatorie.
Mi dispiace tanto quando si specula o si abusa di un sentimento capace (quando avviene in contesti legittimi e autentici) di smuovere in modo positivo le coscienze come l’indignazione. Del resto c’è chi sfrutta anche il sentimento di solidarietà quindi…
3) Distinguere i fatti dalle opinioni.
Fai una distinzione tra fatti e interpretazioni sui fatti. Gli eventi reali hanno una dimensione oggettiva che trascende le opinioni individuali, le interpretazioni invece sono semplici punti di vista.
Il più delle volte le persone non parlano di fatti ma di opinioni, non si scambiano verità oggettive sul mondo ma delle semplici prospettive individuali.
Questo spiega perché certa gente indossa delle camice che io non metterei neanche per sedermi sulla tazza del water. Ma questi sono semplicemente gusti personali. E ricorda, quando si parla di opinioni le tue valgono esattamente quanto quelle delle altre persone.
Approfondirò l’argomento in articoli successivi, al momento mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. 👉 Quali riflessioni ti ha stimolato questo articolo e l’esperimento di Asch?
- 117shares
- Facebook111
- Twitter3
Bellissimo articolo Danny sto per girarlo ai miei figli adolescenti
Fiducia in se stessi e nelle proprie opinioni anche discordanti con quelle della maggioranza… sarebbe il massimo. Purtroppo il senso di appartenenza al gruppo ci confrontiamo e peggio ancora spesso il gruppo veicola messaggi sbagliati e dannosi