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In questo articolo ti parlerò della compassione e di come dirigerla verso te stesso per aumentare autostima e felicità grazie alla tecnica “lettera da un amico”.
L’altro giorno mentre leggevo un quotidiano e scorrevo la solita vetrina di “belle notizie”, ho pensato a quanto buona parte della sofferenza presente su questo pianeta sia causata dal male, in gran parte evitabile, che le persone fanno ad altri.
E per un attimo mi sono chiesto cosa potrebbe pensare una razza aliena più evoluta di noi che a nostra insaputa ci osservasse e ci studiasse.
Fossi in loro virerei il disco volante verso altri pianeti.
Per fortuna gli alieni potrebbero notare anche un’altra caratteristica tipica della razza umana che potrebbe farli ricredere, una qualità espressa nell’episodio che segue:
Immagina di essere bloccato nel traffico sulla strada per andare al lavoro e un senzatetto ti chiede qualche soldo per lavarti il parabrezza della macchina. “È così insistente” ti dici tra te e te.
Mi farà perdere il verde e arriverò in ritardo. Probabilmente userà i miei soldi per sbevazzare o comprarsi qualche droga. Forse se lo ignorassi non mi chiederà nulla.
Ma nonostante la tua rimostranza lui ti lava lo stesso il parabrezza e ti senti in colpa a non dargli nulla e risentito te ne vai.
Ma poi c’è un giorno, in cui sei bloccato nel traffico, allo stesso semaforo, nello stesso momento e c’è sempre lo stesso senzatetto.
E senza una ragione precisa oggi lo vedi diversamente, lo vedi come una persona e non come una seccatura. Noti la sua sofferenza e ti chiedi: “Come farà a sopravvivere?”
E’ in mezzo al traffico tutti i giorni a respirare smog, a congelarsi al freddo e non guadagna più di qualche spicciolo al giorno, a volte capita che le persone si irritino con lui.
Chissà qual è la sua storia? Come mai sarà finito sulla strada? Avrà una famiglia? Forse se fossi meno fortunato anche io avrei potuto trovarmi in una situazione come quella.
E nell’esatto momento in cui vedi quel senzatetto come un essere umano che soffre il tuo cuore si connette al suo. Invece di ignorarlo ti ritrovi a pensare a quanto sia difficile la sua vita.
E a questo punto potresti essere mosso dal suo dolore e sentire un bisogno di aiutarlo in qualche modo. Questa è compassione.
L’amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione è egoismo. Schopenhauer Tweet
Indice
Continuando la lettura di questo articolo scoprirai come:
- Liberarti dalla paura di sbagliare
- Aumentare la tua autostima
- Creare connessione profonda con le altre persone
Cos’è la compassione?
Secondo i buddisti è possibile raggiungere l’illuminazione sviluppando due qualità: saggezza e compassione. Esse sono spesso paragonate a due occhi che lavorano insieme per vedere più in profondità.
In occidente, invece, siamo soliti pensare alla saggezza come a qualcosa che è principalmente intellettuale e alla compassione come a qualcosa che è principalmente emotivo.
Inoltre siamo spesso convinti che queste due qualità siano separate e incompatibili. Ma secondo il buddismo non è così.
La compassione porta calore e dolcezza a entrambe le prospettive. Ci aiuta a essere flessibili nelle interpretazioni della verità ci insegna a dare e ricevere aiuto praticando le regole.
Nel libro “The essence of the Heart Sutra, his holiness” il Dalai Lama ha scritto: la compassione è uno stato della mente che vorrebbe che gli altri fossero liberi dalla sofferenza.
Non è passiva, non è solo empatia, ma piuttosto un altruismo empatico che lotta attivamente per liberare gli altri dalla sofferenza.
Prima degli altri, te stesso.
Per provare compassione per gli altri devi essere prima in grado di provare compassione per te stesso.
Infatti, anche se cerchi di essere gentile con gli altri, ma passi gran parte del tuo tempo a giudicarti e a criticarti, stai issando dei limiti artificiali attorno.
Questi giudizi ti spingeranno a provare un senso di separazione e isolamento, cioè l’opposto del sentimento di connessione che fa provare la compassione.
Nel buddismo tibetano c’è una pratica chiamata tonglen, una specie di meditazione praticata che aiuta a connettersi con la propria sofferenza e con la sofferenza degli altri.
L’Auto-compassione è collegata a un miglioramento del benessere generale, una diminuzione di ansia e tristezza, migliora la gestione emotiva, aumenta l’autostima e stimola una maggiore compassione per gli altri.
Se desideri essere gentile con gli altri sii prima gentile con te stesso. Lama Yeshe Tweet
I 3 ingredienti dell’autocompassione.
Secondo Kirstin Neff, autrice di “Self Compassion: stop beating yourself up and leave insecurity behind” l’auto-compassione è composta da 3 elementi: auto-gentilezza, umiltà e mindfulness.
1) Auto-gentilezza.
La cultura occidentale spesso ci insegna ad essere gentili con gli altri, ma nessuno ci dice di essere gentili con noi stessi.
Trattare se stessi con gentilezza significa smettere di emanare rigidi giudizi, trattarci nello stesso modo in cui tratteremmo il nostro migliore amico con incoraggiamenti, comprensione, empatia, pazienza e delicatezza.
Specialmente nelle giornate negative e più difficili dovrai prestare particolare attenzione al modo in cui parli a te stesso.
2) Umanità.
Umanità significa che siamo mortali, vulnerabili, imperfetti.
La frustrazione nel non avere ciò che si vuole esattamente come lo desideriamo è spesso accompagnata da un senso di isolamento irrazionale come se ti sentissi l’unica persona che soffre, che commette errori, che si sente rifiutata.
Ma queste esperienze fanno parte della rosa di esperienze provate da tutti gli esseri umani. Tutti gli esseri umani soffrono e commettono errori.
Perciò l’autocompassione consiste nel riconoscere che l’esperienza umana è imperfetta, che non siamo infallibili e che dobbiamo amarci con le nostre imperfezioni.
3) Mindfulness.
L’auto-compassione richiede anche un approccio più equilibrato nella gestione delle proprie emozioni negative, in modo che queste sensazioni non siano né soppresse né esagerate.
Questo atteggiamento equilibrato consiste nel guardare la propria situazione da un punto di vista più ampio.
Deriva anche dalla buona volontà di osservare i propri pensieri ed emozioni con apertura e trasparenza, così che siano trattenuti nella consapevolezza mindfulness.
Mindfulness richiede che non siamo sovraidentificati con i pensieri e le emozioni così che possiamo essere presi da e travolti da reazioni negative.
Amore e compassione sono necessità, non lussi. Senza di esse l’umanità non può sopravvivere. Dalai Lama Tweet
Perché è importante l’autocompassione?
L’autocompassione è un fantastico strumento per affrontare le emozioni disturbanti e liberarti dal circolo distruttivo delle reazioni emotive che spesso regolano la nostra vita.
Un dato interessante di alcune ricerche sull’argomento è che le persone che sono più autocompassionevoli tendono ad essere meno ansiose e tristi.
È un importante fattore protettivo verso il pessimismo. Inoltre, sembrerebbe che le persone più autocompassionevoli tendano a sperimentare meno emozioni distruttive come paura, ostilità e rabbia rispetto a quelle con scarsa auto-compassione.
Una ricerca di Antonio Damasio, uno dei massimi esperti mondiali sulla neuropsicologia delle emozioni, ha trovato che questa emozione è profondamente radicata nei circuiti del cervello viscerale, in modo simile alle emozioni più antiche come rabbia e paura.
L’esperienza della compassione infatti recluta strutture cerebrali come l’ipotalamo e il midollo allungato che hanno un ruolo fondamentale nel regolare importanti funzioni vitali.
Lettera da un amico.
Questo è un potente esercizio per sperimentare il potere della compassione, ti consiglio di applicarlo poiché potrà avere su te un profondo e benefico effetto a più livelli.
Parte 1: cosa ti fa sentire inadeguato?
Tutti abbiamo qualcosa di noi stessi che non ci piace; qualcosa che ci fa sentire insicuri, ci fa vergognare o ci fa sentire “non abbastanza bravi”.
Questo ha a che fare con la condizione umana di sentirsi imperfetti, provare sensazioni di inadeguatezza o doversi confrontare con dei fallimenti.
Pensa a qualcosa che tende a farti sentire inadeguato: il tuo aspetto fisico, il tuo lavoro o qualche insicurezza nelle relazioni, ecc.
Come ti fa sentire dentro questo aspetto di te stesso? Spaventato, triste, insicuro, arrabbiato? Quali emozioni emergono quando pensi a questi aspetti di te stesso?
Prova a essere più onesto possibile, cerca di evitare di reprimere le sensazioni spiacevoli e allo stesso tempo non essere melodrammatico. Prova a sentire le tue emozioni esattamente come sono.
Parte 2: il consiglio compassionevole di un amico.
Ora pensa ad un amico immaginario che ti ama incondizionatamente, ti accetta, è gentile e compassionevole con te.
Immagina che questo amico possa vedere tutti i tuoi punti di forza e tutte le tue debolezze, inclusi gli aspetti di te stesso a cui hai appena pensato.
Rifletti su cosa questo amico provi verso te e come tu possa sentirti amato ed accettato esattamente per quello che sei, con tutte le tue umane imperfezioni.
Questo amico riconosce i limiti della natura umana ed è gentile e indulgente verso di te. Nella sua grande saggezza questo amico comprende la tua vita, la tua storia e le milioni di cose che ti sono successe.
La tua particolare inadeguatezza è connessa a così tante cose che non hai necessariamente scelto: i tuoi geni, la tua famiglia, le circostanze della vita, cose che sono fuori dal tuo controllo.
Parte 3: lettera da un amico.
Scrivi una lettera a te stesso dalla prospettiva di questo amico immaginario, focalizzandoti sull’inadeguatezza che tendi a vedere e giudicare in te stesso.
Cosa potrebbe dire questo amico delle tue debolezze dalla sua prospettiva di illimitata compassione? Come potrebbe trasmetterti la profonda compassione che prova per te, specialmente per il disagio che senti quando ti giudichi duramente?
Cosa potrebbe scriverti per ricordarti che sei solo un essere umano, che tutte le persone hanno forze e debolezze?
E se questo amico potesse suggerirti dei possibili cambiamenti, come potrebbero questi suggerimenti contenere sensazioni di comprensione e compassione incondizionata?
Scrivendo a te stesso dalla prospettiva di questo amico immaginario, infondi la tua lettera con un forte senso di accettazione, gentilezza, premura e desiderio per la tua felicità.
Dopo aver scritto la lettera, mettila giù per un momento. Poi torna e leggila di nuovo, assimilando veramente le parole.
Senti la compassione scorrere dentro te calmandoti e rassicurandoti come un vento leggero in una calda giornata d’estate.
Per concludere
Coltivare la compassione è uno dei segreti meno conosciuti per creare saggezza, gioia e soddisfazione nella tua vita.
Non è solo il tramite per un’unione profonda e pura con le altre persone, ma anche una delle pratiche più importanti per rendere il mondo un posto migliore dove vivere.
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P.S. La realizzazione di questo articolo ha richiesto circa 2 giorni, tempo che ho sottratto dal mio passatempo preferito: difendere la terra dalle minacce aliene:-) Se hai trovato l’articolo utile e vuoi ringraziarmi per il tempo che ti ho dedicato, condividilo utilizzando i pulsanti sottostanti.
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Un Iper-abbraccio 😉 ✌️
Proprio oggi misono resa conto che non ho compassione per me stessa!come è successo?Mia sorella sta attraversando un brutto momento (lavoro va male,nostra madre è morta improvvisamente,è sola e molti amici nelmomento del bisogno l’hanno delusa).E’ un momento che ho attraversato anch’io tempo fa,ho vissuto le stesse circostanze,ho avuto le stesse paure….eppure mi trovo a dirle cose del tipo “smetti di lamentarti”,”ognuno ha isuoi problemi”,”c’è chi sta peggio”.Non ho compassione su cose che io stessa ho vissuto,se mi avesssero risposto così a suo tempo mi sarei sentita ancora peggio…eppure non ho altre risposte,non ne ho per lei e mi rendo… Continua »
Grazie per la condivisione Germana
GRAZIE
Sì, è ora che sia compassionevole anche con me stessa! Ho sempre raggirato le mie legittime giustificazioni come fossero scuse, debolezze, inasprendo ancor di più il mio amor proprio. Con gli altri è più facile, ho occhi nel cuore con un filo nel cervello per immaginare il perché, o percome, di una loro situazione.
Grazie DannyZ e grazie agli alieni che per 2 giorni ti han concesso una tregua … o no?
Articolo veramente molto ben scritto e che fa riflettere; quella dell’autoaccettazione è una cosa che tendiamo a sottovalutare, e forse addirittura a volte a dimenticarcene proprio, invece è fondamentale per riuscire a relazionarsi con le altre persone e con la vita in generale.
Grazie!
Grazie a te Leonardo
Grazie Danny. Hai centrato perfettamente un punto molto comune a molti: l’autocritica e l’autocritica. Io mi sono sempre giudicata nei miei sbagli ma mai applaudita per le mie vittorie(anche perché non le volevo vedere). Al contrario tutte le persone tristi e piene di problemi mi telefonano, parlano con me , diventano mie amiche. Mio marito dice sempre: dovevi fare la psicoterapeuta! Grazie a te ho deciso di aiutare me stessa come faccio con i miei amici!
Ciao Marta, ottima decisione quella di aiutare te stessa come fai con i tuoi amici.
Grazie danny di qsta stupenda riflessione… cercherò di farne tesoro…
Prego Barbara
bravo!! ben scritto, sintetico ed esaustivo.. soprattutto NN troppo astratto!
Ciao Patrizia, grazie 🙂
Veramente molto interessante ed esaustivo. Grazie!
poca molto poca compassione oh trovato negli altri
verso di me . E questo mi rende sempre più vulnerabile e delusa.
Ottimo articolo; l’ho consigliato ai lettori del mio blog.
Ww
grazie mille grazie di cuore grazie grazie sei una fonte inesauribile di ispirazione per me che mi occupo anche di corsi antistress ai colleghi infermieri nell’ambito dello yoga della risata, inserendo elementi di pnl che migliorano la vita
molto bene molto bene yeeeeeeeeeeeeessss
se tu ridi tu cambi,se tu cambi il mondo intorno a te cambia
Grazie mille Graziella